San Pietro degli Schiavoni

L’antico abitato degli Albanesi e Greci

Indirizzo

Via Casimiro (Nuovo Teatro Comunale), 72100 Brindisi BR

GPS

40.639533208534, 17.944197206109

S. Pietro degli Schiavoni

In memoria dell’antica Chiesa di San Pietro, quartiere abitato prevalentemente da slavi delle coste adriatiche orientali, prevalentemente Albanesi e Greci (slavoni, slavi).

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Con il termine Schiavoni, derivato dal latino Sclavi, furono designati gli Slavi fin dal VI sec. e si indicarono in Italia, nel Medioevo e nell’età moderna, gli Slavi dell’Adriatico. Schiavonia significò genericamente le regioni slave al di là dell’Adriatico.

Nella città di Brindisi e nel Salento ai tempi della dominazione bizantina – nell’alto medioevo dall’VIII all’XI sec. circa – era fiorentissimo il rito greco; i monaci basiliani che rifiutarono l’editto iconoclasta (VIII sec.) in gran numero si stabilirono in Puglia fondando eremi e monasteri (a Brindisi quello distrutto di Saraceni nel IX sec. poi ricostruito dai Normanni e intitolato a San Benedetto, quello sull’isola di Bara all’ingresso del Porto intitolato a S. Andrea, quello sui cui fu ricostruita la chiesa di S. Lucia, che ancora conserva la cripta basiliana, ed altri). A quel tempo in città erano presenti le comunità greca, albanese, schiavona, coronea, raggruppate intorno alla chiesa di S. Pietro detto degli Schiavoni.

Con l’avvento dei Normanni, nel sec. XI, si ridusse l’influenza del rito greco in favore di quello latino, ma nel ‘400 la politica degli Aragonesi favorì nuove immigrazioni da Oriente, che rinfoltirono la comunità greco-albanese-schiavona. Questa vide un ulteriore incremento dopo il 1659, quando l’arcivescovo Dionisio Odriscol tentò di abolire, senza riuscirci, l’antica usanza della domenica delle Palme di cantare l’epistola e la messa in greco sull’Osanna, nei pressi del convento dei cappuccini fuori Porta Mesagne. Fu lo stesso Pontefice ad obbligare al silenzio l’arcivescovo e questa notizia, sparsasi in Oriente, portò ad ulteriori immigrazioni dai Balcani.

Fu allora che i brindisini, sperando nella rinascita dei riti greci, come ci racconta il Vacca, destinarono al soggiorno delle nuove colonie uno spazioso recinto che fu poi denominato S. Pietro degli Schiavoni, poco distante dal quartiere volgarmente detto di S. Pietro dei Greci. Della chiesa di San Pietro, ricordata in un documento del 1219 e dove si officiava il rito greco, non si conserva traccia materiale e già nel XVII sec. era in rovina. Ancora nel 1791, a seguito di accordi diplomatici con la Repubblica di Ragusa, vennero introdotte a Brindisi genti albanesi che costituirono il reggimento Real Macedonia e ai quali furono anche date chiese per officiare il rito greco.

Il quartiere fu in gran parte demolito in tempi recentissimi, quando nel 1985 la Soprintendenza Archeologica diede al Comune di Brindisi il nulla osta al progetto di sistemazione della zona circostante il Nuovo Teatro Comunale, oggi Nuovo Teatro Verdi, al di sotto del quale è visibile e visitabile la vasta area archeologica di epoca Romana emersa in occasione degli scavi per la realizzazione del teatro (fig. 1).

Note Bibliografiche:

– Treccani, enciclopedia
– Nicola Vacca, Brindisi ignorata, ed. Vecchi & C., Trani (BA), 1954
– G. Perri, Brindisi nel contesto della storia, ed. Lulu.com, 2016
– brundarte.it, Area Archeologica – San Pietro degli Schiavoni


S. Pietro degli Schiavoni

In memory of the ancient Church of San Pietro. The district was mainly inhabited by Slavs from the eastern Adriatic coasts, especially Albanians and Greeks.

Since the VI century, Slavs were indicated with the word of “Schiavoni”, deriving from the Latin word “Sclavi”. In Italy, in the Middle age but also in the Modern one, the word was referred to the Adriatic Slavs. Schiavonia indicated, generally, the Slavs regions beyond the Adriatic Sea.

In the city of Brindisi and in Salento, at the time of the Byzantine domination (upper Middle age, from the VIII to the XI century) the Greek ritual was highly flourishing. Basilian monks who rejected the iconoclastic edict migrated to Puglia, founding hermitages and monasteries (in Brindisi, namely, the one destroyed by Saracens in the IX century, then rebuilt by Normans and dedicated to St. Benedict; the one on the Bara island, at the entrance of the port dedicated to St. Andrea; the one on which was built the church of St. Lucia, which still has the Basilian crypt; etc.). At that time the city was inhabited by Greeks, Albanians, Slavs, and Coroneans communities, gathered around the church of St. Pietro “degli Schiavoni”, as was known.

In the XI century, the advent of the Normans reduced the influence of the Greek ritual, which was replaced by the Latin one. Nevertheless, in ‘400 the Aragon policy encouraged new migrations from the East, which made the Greek-Albanian-Slavs community bigger. The community further increased in 1659, when the archbishop Dionisio Odriscol tried, without success, to abolish some ancient traditions. In particular, the ban concerned the singing in Greek language, near to the Capuchin monastery, outside Porta Mesagne. of the epistle during the Palm Sunday, and of the liturgy on the Hosanna. The Pope forced the archbishop to silence and this news, spread in the East, fostered further migrations from the Balkans.

It was then that people from Brindisi, hoping for the revival of Greek rituals, as Vacca says, dedicated a wide fence to the stance of the new colonies. The fence was then named S. Pietro degli Schiavoni, not far from the district called “S. Pietro dei Greci”. Today there are no material remains of the church of S. Pietro, where the Greek ritual was celebrated. The church was mentioned in a document from 1219, but in the XVII century it was already ruined. Still in 1791, after diplomatic agreements with the Republic of Ragusa, Albanian people arrived in Brindisi to constitute the “Royal Macedonian Regiment”. They obtained some churches to celebrate the Greek ritual.

The neighbourhood was almost completely demolished in very recent times when, in 1985, the Municipality of Brindisi obtained the approval from the Archeological Superintendence to start the project for the recovery of the area surrounding the New Municipal Theater, today called “Nuovo Teatro Verdi”. Beneath the theatre it is possible to see and visit the wide Roman archeologic area, revealed by the excavation works of the Theatre (fig 1)

Bibliographic notes:

– Treccani, enciclopedia
– Nicola Vacca, Brindisi ignorata, ed. Vecchi & C., Trani (BA), 1954
– G. Perri, Brindisi nel contesto della storia, ed. Lulu.com, 2016
– brundarte.it, Area Archeologica – San Pietro degli Schiavoni